Esosomi: cosa sono, a cosa servono e perché potrebbero essere l’ingrediente beauty del futuro

• Cosa sono gli esosomi?
Ho tentato di riassumere nel modo più semplice e masticabile possibile l’essenza degli esosomi e la loro natura. Nel farlo, mi sono imbattuta in decine e decine di review scientifiche complicatissime, in cui alla funzionalità degli esosomi veniva affiancata quella delle cellule staminali mesenchimali (da cui principalmente provengono gli esosomi), e dei micro-RNA, l’ultima frontiera dei biomarkers studiati in medicina per il loro promettente futuro nella diagnosi e monitoraggio di alcune importanti patologie, come la psoriasi, il lupus eritematoso sistemico o la sclerosi sistemica. Ma qui parliamo di bellezza, e bisogna rendere l’argomento più semplice se voglio sperare che non mi abbandoniate (giustamente) tuttə alla terza riga.

Gli esosomi sono nanoparticelle rilasciate dalle cellule con lo scopo di funzionare da messaggeri a distanza. Con le loro piccole dimensioni (dai 40 ai 100 nm) e la loro impalcatura a doppio strato lipidico (una sorta di «scrigno» oleoso), rappresentano infatti un ancestrale, ma efficace sistema di trasmissione tra cellule che consente lo scambio di biomolecole tra cui fattori di crescita, lipidi, acidi nucleici come miRNA, (gli appunto, sopracitati, microRNA) e proteine.

Questa comunicazione a distanza tra cellule, si traduce in varie influenze benefiche a livello del tessuto in cui il processo si verifica: a livello cutaneo, in particolare, studi recenti hanno dimostrato come esosomi siano orchestranti in grado di accelerare la riparazione di ferite difficili, migliorare l’angiogenesi, stimolare la sintesi di nuovo collagene e proteggere la pelle nei confronti del danno ossidativo.

Non sorprende dunque, che questa sofisticata tecnologia rappresenti un campo promettente nella medicina estetica e rigenerativa.

• Cosa fanno gli esosomi? Quali sono i potenziali benefici e le applicazioni in medicina estetica?
In numerosi studi presenti in letteratura condotti in vitro e su modelli murini, gli esosomi hanno dimostrato di avere:

1. Azione anti-age: gli esosomi esercitano un effetto positivo sui fibroblasti e sulla sintesi di nuove fibre collagene, elastina, acido ialuronico, diminuendo al contempo i danni indotti dallo stress ossidativo. Queste funzioni sarebbero utili a contrastare gli effetti dell’invecchiamento cutaneo, stimolando la rigenerazione della pelle;

2. Potere anti-infiammatorio: alcuni studi in letteratura hanno dimostrato efficacia in vitro e in modelli murini nel regolare in senso negativo la sintesi di alcuni mediatori dell’infiammazione alla base di comuni patologie dermatologiche, come dermatite atopica e psoriasi;

3. Regolazione della melanogenesi: gli esosomi possono funzionare da messaggeri in grado di regolare la sintesi e il trasferimento di melanina dai melanociti ai cheratinociti, rappresentando dei potenziali alleati nel contrastare condizioni di iperpigmentazione come melasma e macchie solari;

4. Aumento della durata della fase anagen del capello: esosomi veicolanti specifiche biomolecole hanno dimostrato benefici nella promozione di ricrescita e infoltimento dei capelli.

• Come si utilizzano gli esosomi?
In Italia, ad oggi, l’utilizzo degli esosomi tramite iniezioni nel derma non è ancora regolamentato, ed è attualmente consentito il loro utilizzo solo in associazione a medical device in grado contemporaneamente di preparare il tessuto e veicolare queste nanoparticelle attraverso la barriera cutanea: tramite skin needling, laser frazionati, ultrasuoni o radiofrequenza con aghi.
Per quanto riguarda l’utilizzo degli esosomi nei cosmetici (vale a dire la sola applicazione topica sulla superficie cutanea tramite sieri, creme e essenze), la letteratura in merito all’efficacia è ancora, ahinoi, scarsa e poco conclusiva.

Avrete notato il piglio possibilista con cui mi sono approcciata all’argomento. Questo perché gli esosomi, topic apparentemente cool, una volta passati sotto lo scanner del metodo scientifico risultano un tema sì intrigante, ma anche incredibilmente complesso.

Vi sono numerose sfide significative in questo settore, e vale la pena citarne alcune.

• Punto primo, il meccanismo fisiologico degli esosomi, proprio perché innovativo, non è ancora stato completamente chiarito in dermatologia. Dovendoci basare quasi solo su studi in vitro o su modelli animali, serviranno evidenze cliniche in real-life (vale a dire, direttamente sul campo) per chiarire a poco a poco le dosi di trattamento ottimali, le risorse cellulari migliori, le frequenze di somministrazione più efficaci.
• Punto secondo, la loro estrazione è un meccanismo complesso e costoso, non ancora del tutto standardizzato. Il loro isolamento dalle colture cellulari, la loro conservazione, concentrazione, come pure l’identificazione di esosomi specifici sono ancora in fase di caratterizzazione.
• Terzo (e ultimo ma non meno importante) punto, trattandosi di molecole nuove, anche le loro regolamentazioni, con le implicazioni normative associate al loro impiego (soprattutto per l’uso cosmetico) sono ancora oggetto di dibattito.

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